Ma i corsi di memoria funzionano o no?

Se non avessi imparato a usare Word, pur mettendoci tutto l’impegno necessario, mai mi sognerei di sentenziare che Word non funziona, o peggio, che i computer – tutti i computer… – non funzionano. Sarebbe assurdo!
Quando invece si parla di “corsi di tecniche di memoria”, se capita che qualcuno ne frequenti uno senza ottenere i risultati sperati, si dice che le tecniche di memoria o i corsi di memoria – cioè tutti i corsi di memoria – non funzionano.
Sono entrambe affermazioni palesemente assurde, visto che tantissime persone hanno ottenuto grandi risultati grazie a queste tecniche, insegnate in vari corsi, tenuti da varie aziende e da vari docenti.
D’altra parte, mi sorprende molto di più leggere il contrario, cioè mi sorprende leggere che c’è chi non ne ottiene risultati, perché le tecniche di memoria non funzionano, certo che funzionano! È scientifico! Usare le immagini mentali e la visualizzazione creativa permette di memorizzare più velocemente e più a lungo termine, in maniera molto più efficace rispetto al classico “leggi e ripeti”.
E, se non bastassero le prove scientifiche, ci sono oltre duemila anni di cultura che confermano quello che sto dicendo. Grandi uomini di cultura hanno usato le tecniche di memoria per immagini. Abbiamo testimonianze storiche che già gli antichi greci usassero memorizzare utilizzando le immagini mentali e la visualizzazione creativa.
Pochi sanno che il famoso Cicerone, oltre ad essere un grande oratore, era anche un grande mnemonista. Nel suo libro “De oratore”lui spiega che, fra le tre abilità fondamentali che deve avere un buon oratore, una è proprio la memoria. E afferma che il modo migliore di usarla è sfruttando la vista, “il più acuto dei sensi”. E ci conferma che queste tecniche le ha imparate dai greci, in particolare da un certo Simonide di Ceo, di cui parla nel suo libro.
Tutti conoscono la proverbiale memoria di Pico della Mirandola, pochi sanno che è dovuta anche al fatto che lui, da bambino, venne a conoscenza di queste tecniche.
Così come pochi sanno che il filosofo Giordano Bruno ottenne il prestigioso titolo di “Accademico di corte”, a Parigi, direttamente dal re Enrico terzo di Valois, grazie ad un trattato sulla memoria, il “De umbris idearum”. Le “umbris idearum” cioè “le ombre delle idee” di cui parla Giordano Bruno sono proprio le immagini mentali, e – guarda caso – hanno molto a che fare con le “idee” di cui parla Platone.
Non voglio avventurarmi in un discorso complicato, voglio solo sottolineare che l’“arte della memoria” era negli interessi principali delle grandi menti del passato. E non solo del passato.
Ho saputo che anche Carlo Rubbia, l’ultimo italiano Nobel per la fisica, nell’ormai lontano 1984, ne fa uso.
Prima ho fatto un’affermazione forte, e cioè che sia scientificamente dimostrato che le tecniche di memoria funzionano. In particolare, ci sono prove evidenti sul fatto che le immagini mentali e la visualizzazione creativa funzionano.
Una prima traccia l’ho trovata in alcuni articoli di Scientific American degli anni ’60, in cui era già noto che la memorizzazione di un’immagine visiva desse luogo alla formazione di una proteina, che poi si deposita nel cervello. In pratica, quella che noi chiamiamo “memoria a lungo termine” è – fisicamente, biologicamente oserei dire – una proteina che, una volta generata, si fissa nel cervello. Recentemente, nel 2012, una scienziata italiana che però lavora negli Stati Uniti, Cristina Alberini, ha isolato tale proteina, e le ha dato pure un nome, IGF-2.
Altri esperimenti – risalenti già agli anni ’90 – hanno appurato che, quando memorizziamo un’informazione, generando quindi un ricordo, l’emisfero destro del cervello è quello più attivo, non il sinistro. Per chi non lo sapesse, l’emisfero destro è – semplificando il discorso – quello preposto alle attività creative, mentre il sinistro è deputato alle attività logiche. Questo risultato è clamoroso, perché tutti pensiamo che la memorizzazione sia un’attività cognitiva, quindi logica, non creativa. Questo però ci spiega perché gli antichi greci, Cicerone, Giordano Bruno, parlassero di immagini  fantasiose, e perché quel sistema funzionasse.
Il segreto di una buona memoria è quindi quello di usare le immagini mentali: queste immagini devono essere emotivamente forti, meglio se positive, meglio se divertenti, buffe, caricaturali, perché le emozioni positive – è ovvio – le ricordiamo più volentieri di quelle negative.
Bibliografia scientifica a disposizione:
  • Brown, A., Bransford, J., Ferrara, R. & Campione, J. (1983) Learning, remembering and understanding. In Mussen P. (ed.), Handbook of psychology. New York: John Wiley
  • New York, NY, US: W H Freeman/Times Books/ Henry Holt & Co Left brain, right brain: Perspectives from cognitive neuroscience (5th ed.). (1998). xiii 406 pp.
  • Novak, Joseph. 1990. Concept Mapping: A Useful Tool for Science Education. Journal of Research in Science Teaching 27 (10). John Wiley & Sons, Inc., 937-949.

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