Avete mai sentito parlare della Neurodidattica? Ebbene sembra sia la nuova frontiera della ricerca nel campo dell’apprendimento grazie all’apporto delle neuroscienze. facendosi largo un po’ ovunque nel mondo, dagli Usa alla Gran Bretagna, dalla Francia all’Italia. Si occupa di due grandi ambiti di ricerca e di intervento che hanno a che fare con il cervello dell’insegnante ( Teaching Brain) e con gli apprendimenti degli studenti ( Learning Brain).
Ma passiamo alla fase pratica: come possiamo applicare da subito qualche stratagemma nella nostra vita di tutti i giorni per testarne l’efficacia?
Pausa attiva
Una pausa attiva è una piccola attività, in genere ludica basata sulla collaborazione, (soprattutto nella scuola primaria può essere utilizzata per mantenere alta la concentrazione dei bambini, se ci sono degli insegnanti in ascolto, provate per credere, noi di MindTeam lo stiamo già sperimentando nei nostri corsi a scuola). La specificità di quest’attività sta nel fatto di collocarsi in continuità con quello che si sta facendo in classe nella didattica.
Ad esempio, se stiamo lavorando sulle figure piane in geometria e facciamo fare ai bambini pause attive sull’origami o su altre attività di piegatura della carta, è chiaro che il momento ricreativo mantiene comunque il bambino sul tema su cui si sta lavorando.
Il vantaggio è evidente: alleggerire il carico, divertire, ma senza interrompere l’attività di apprendimento, senza produrre distrazione.
Le neuroscienze spiegano…
Le pause attive sono un esempio di spaced learning, di apprendimento intervallato, un’ipotesi di lavoro che trova la sua origine negli studi che le neuroscienze cognitive hanno prodotto sui ritmi dell’attenzione e sul processo della memorizzazione. Il nostro cervello, dicono i neuroscienziati, ha bisogno di andare in pausa periodicamente. E questo succede in particolare quando il numero di informazioni nuove che si stano introducendo è eccessivo. In questo caso l’ippocampo, una parte della corteccia che svolge una funzione fondamentale nella memorizzazione, va in sovraccarico e, di conseguenza, in situazione di stallo.
Qualcosa di molto simile a quello che ci capita quando stiamo lavorando su un computer un po’ vecchio e continuiamo a digitare sulla tastiera senza aspettare il feed-back del primo input: alla fine il computer si blocca.
Che dire? Argomenti davvero molto interessanti dai quali anche la nostra formazione si sta arricchendo ed aggiornando.
Stay tuned, nuove news dall’ambito delle neuroscienze in arrivo nei prossimi articoli!