Guardare, ascoltare, correre: sono delle azioni che compiamo naturalmente e senza sforzo.
Ma hai mai pensato al fatto che quello che pensi essere così scontato, è in realtà il frutto di azioni molto complesse che vanno al di là delle capacità di calcolo supersoniche dei computer?
Questo sta a significare che noi non conosciamo il nostro stesso cervello e il suo funzionamento. Diamo tutto per scontato.
Nel nostro cervello ci sono miliardi di milioni di sinapsi (connessioni tra i neuroni, le cellule del cervello), posti nei quali i nostri ricordi sono custoditi e registrati.
Con gli ultimi studi di risonanza magnetica sappiamo però che le sinapsi sono estremamente dinamiche e continuano ad esserlo anche quando invecchiamo. Infatti si è notato un ricambio costante tra sinapsi nuove che prendono il posto delle vecchie.
Ma quindi con tutto questo ricambio costante come fanno i nostri ricordi a rimanere ancorati nella nostra memoria?
Questa è una foto di un ramo dendritico di un neurone che riceve stimoli dagli altri neuroni. Le sinapsi sono sulle escrescenze a forma di spina contrassegnate con un asterisco. Si tratta dello stesso dentrita, quello sopra è stato visto prima di una sessione di studio mentre quello sottostante dopo lo studio e dopo aver dormito.
Le nuove connessioni che si sono formate sono indicate con i triangolini bianchi.
Fantastico, non è vero?
Abbiamo la prova scientifica del fatto che il cervello va allenato come un comune muscolo, lo studio può quindi modificarne la struttura rafforzandolo. E’ come se fossi andato a letto con un cervello versione 1.0 e ti fossi svegliato il mattino successivo con un upgrade: la 2.0
Questo starebbe a significare che dopo ogni dormita o ora di studio non sei più la stessa persona! Non credi?